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20130207

Morgante











Luigi Pulci

Sonetto contro 

Girolamo Savonarola


Sempre i giusti son primi i lacerati:
io non vo’ ragionar più della fede,
ch’io me ne vo poi in bocca a questi frati
dove vanno anche spesso le lamprede,
e certi scioperon pinzocorati
rapportano: - Il tal disse, il tal non crede -
donde tanto romor par che ci sia
se «in principio era buio e buio fia».

In principio creò la terra e il cielo
Colui che tutto fe’ qual sapiente,
e le tenebre al sol facevon velo;
non so quel ch’e’ si fia poi finalmente
nella revoluzion del grande stelo:
basta che tutto giudica la Mente;
e se pur vane cose un tempo scrissi,
contra hypocritas tantum, pater, dissi.

Non in pergamo adunque, non in panca
reprendi il peccator, ma quando siedi
nella tua cameretta, se e’ pur manca;
salite colassù col piombo a’ piedi:
la fede mia come la tua è bianca,
e farotti vantaggio anche due Credi;
predicate e spianate lo Evangelio
con la dottrina del vostro Aurelio;

e s’alcun susurrone è che v’imbocchi,
palpate come Tomma, vi ricordo,
e giudicate alle man, non agli occhi,
come dice la favola del tordo.
E non sia ignun più ardito che mi tocchi,
ch’io toccherò poi forse un monacordo,
ch’io troverrò la solfa e’ suoi vestigi:
io dico tanto a’ neri quanto a’ bigi.

Vostri argumenti e vostri sillogismi,
tanti maestri, tanti bacalari,
non faranno con loica o soffismi
ch’alfin sien dolci i miei lupini amari;
e non si cercherà de’ barbarismi,
ch’io troverrò ben testi che fien chiari:
per carità per sempre vi sia detto;
e non si dirà poi più del sonetto.